Catalogo

Pier Francesco Mola
(1612 – 1666)

 

Francesco Petrucci

 

Pier Francesco Mola (1612 – 1666)

Materia e colore nella pittura del ‘600

 

Pagine: 595
Illustrazioni: 135 a colori / 400 bianco e nero
Rilegatura: cartonato con cofanetto
ISBN: 88-7003-051-2
Disponibilità: esaurito

 

Categoria:
Descrizione

Pier Francesco Mola (1612 – 1666)

 

Il Pascoli nella sua biografia su Pier Francesco Mola (Coldrerio, Canton Ticino 1612 – Roma 1666) esordisce con enfasi, rimarcando la fama che l’artista svizzero-romano ebbe in vita e la confidenza goduta presso personalità di primo piano: “Fra i bravi professori…forse niuno è stato com’egli generosamente riconosciuto, e nobilmente trattato da’ sovrani”; lo storico ricorda che Innocenzo X sostenne la sua tela mentre dipingeva, Alessandro VII gli concedeva l’onore di stare in sua presenza a capo coperto, Cristina di Svezia lo faceva salire in carrozza, mentre Luigi XIV arrivò ad offrirgli per un suo trasferimento a Parigi un vitalizio di seimila scudi annui. Il favore goduto presso i Pamphilj durante il pontificato di Innocenzo X (1644 – 1655) e i Chigi regnante Alessandro VII (1655 – 1667), la protezione di Cristina di Svezia, oltre alle commissioni ottenute da importanti casate (Costaguti, Colonna, Omodei) sono effettivamente una prova del consenso che il Mola riuscì a consolidare a Roma tra il 1650 circa e la morte, culminato con l’elezione a principe dell’Accademia di San Luca nel 1662. Il pittore di fiori Abraham Brueghel in alcune lettere al principe Antonio Ruffo è testimone del mito del Mola; il 22 maggio 1665 scriveva che fra tutti i pittori attivi a Roma “Carluccio [il Maratta] e Mola sono di più stimati” e dopo la sua morte, il 20 novembre 1670, laconicamente sentenzia “qui ha lasciato fama del primo Pictor d’Italia”. La vasta bottega, la considerevole quantità di copie di sue opere che circolano ancora sul mercato, presenti in raccolte pubbliche e private, l’influsso esercitato su generazioni di pittori fino all’800, sono un chiaro riflesso del successo ininterrotto della sua pittura. Il Mola, certamente tra gli artisti meno ortodossi nel variegato panorama del Barocco Romano, manifestò l’ambizione di affermarsi come pittore completo, sia nell’ambito creativo allora ritenuto di maggior prestigio, cioè la pittura di storia, che in alcuni settori un tempo considerati pertinenti alla pittura di genere, come erano la pittura di paesaggio e la ritrattistica. La grande modernità della pittura del Mola è testimoniata dal fatto che Delacroix consigliasse agli allievi di copiare sue opere. E’ infatti un dipingere di forza impressionista, tutto giocato sul colore “neoveneziano” e guercinesco, in cui gli effetti pittorici a “macchia” sembrano anticipare la pittura realista dell’800. Dopo la monografia di Richard Cocke del 1972, ormai ampiamente superata, le mostre di Roma, Lugano del 1989-1990, di Ariccia del 2005, gli studi sul Mola hanno registrato significativi progressi, anche nell’ambito della conoscenza della sua bottega, dei suoi allievi e del significativo influsso esercitato dal maestro, sia nella pittura di paesaggio che di figura. È quindi molto attesa nell’ambito degli studi una aggiornata monografia sul pittore, che riunisca in una grande sintesi i contribuiti nuovi emersi e metta in risalto il ruolo di protagonista assoluto del Mola nell’ambito dell’arte del Seicento europeo. Monografia divisa in sezioni: – saggio introduttivo catalogo – Ritratti – Figure (sottosezioni: personaggi filosofici e letterari, soggetti di carattere religioso, soggetti vari, studi di carattere) – Paesaggi – Pale d’altare – Affreschi – Opere dubbie e respinte – Opere documentate e da ritrovare