Catalogo

Il Guercino
(1591 – 1666)

 

Nicholas Turner

 

The Paintings of Guercino

A Revised and Expanded Catalogue raisonné

 

Pagine: 848
Illustrazioni: 250 a colori / 800 bianco e nero
Rilegatura: cartonato con cofanetto
ISBN: 88-7003-057-1
Disponibilità: esaurito

 

Categoria:
Descrizione

The Paintings of Guercino

 

Ugo Bozzi Editore is pleased to announce the forthcoming publication of an updated edition of Luigi Salerno’s I dipinti del Guercino (Rome, 1988). That book—written in close consultation with renowned Guercino authority Sir Denis Mahon—was the first monograph on the artist, but is now seriously out of date. The pace of research has quickened appreciably, as is clear from the torrent of recent books, exhibition catalogues and other publications on the artist. This new information needs to be collated and synthesized in one place. The revision, generously supported by the Sir Denis Mahon Charitable Trust, has been undertaken by Nicholas Turner, who collaborated with the late Sir Denis for a decade from 1979 on the catalogue The Drawings of Guercino in the Collection of Her Majesty The Queen at Windsor Castle (Cambridge, 1989).

A 200-page introduction, lavishly illustrated in colour, will cover topics central to a better understanding of Guercino’s work. These include his ability to invent a constant stream of new figural poses and expressions, largely thanks to his time-saving practice of recycling favourite ideas from his immense archive of autograph drawings. Less well known is his frequent borrowing of figures from other artists, not only Italian, which he cleverly disguised to hide his source. The painter’s activity as a portraitist will be addressed, with several important previously unknown works brought into consideration.

The introduction will explore the distinctive way in which Guercino painted—his choice of colour and how it changed as he developed; the effect his squint had on his manner of composing; his intuitive brushwork and the phenomenal quickness of his hand; his habit (especially early in his career) of making full-sized oil sketches for some paintings, as well as autograph replicas (and how otherwise identical versions have their own traits); and, finally, how he and his studio worked as a team. His working methods were so characteristic that judging whether a given canvas is by him or not should, in theory, be relatively straightforward, but it is not. There was very much a two-way process between master and assistants: during a working life of some 50 years, he shared both ideas and commissions with studio members, including his brother and two nephews, as well as depending on them for help.

More than 50 ‘new’ paintings have come to light in the past 30 years. They will be added to Salerno’s catalogue of nearly 380 entries in their appropriate chronological place (taking the number of the previous entry, followed by the letter ‘a’, ‘b’, ‘c’, etc). Some were already known to Sir Denis, others have appeared since his death in 2011, while others still have undergone a shift in critical opinion in Guercino’s favour. Catalogue entries will be added for lost works, whose appearance is roughly known from either replicas or finished preparatory studies (only some of which were included by Salerno).

Salerno’s entries will be translated into English and, where necessary, corrected and updated. Entries will include details of related drawings by Guercino, of which some 150 have come to light on the art market or in museum collections since 1988. Bibliographical literature will be selectively updated, incorporating, for example, references to the 1997 edition of Guercino’s Account Book.

Independent art historianNicholas Turner was formerly Deputy Keeper in the Department of Prints and Drawings at the British Museum, London, and Curator of Drawings at the J. Paul Getty Museum, Los Angeles. Since the appearance of his joint catalogue with Sir Denis of the more than 800 drawings by Guercino and his school at Windsor Castle, he has written numerous publications on the artist’s work, including Guercino a Reggio Emilia: La genesi dell’invenzione, Milan, 2011 (together with Angelo Mazza); Guercino, la scuola, la maniera: I disegni agli Uffizi, exh. cat.,Florence, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, in 2008–9 (also shown at the Kunstmuseum, Bern, 2009, as Furor und Grazie: Guercino und sein Umkreis, Barockzeichnungen aus den Uffizien, with a new introductory section of drawings by the Carracci and their followers).

nel 1984-1985 la mostra monografica sul pittore che, curata da Ann Tzeutschler Lurie, Ann Percy e Nicola Spinosa, ebbe come prima sede il Museum of Art di Cleveland (Ohio) e, con la presenza di opere di artisti stilisticamente affini a Cavallino, come seconda sede il Museo Pignatelli di Napoli.

In quella occasione furono documentati con sufficiente ampiezza gli inizi del pittore, fissati, alla metà degli anni Trenta del Seicento, in area naturalista, i successivi sviluppi condotti, determinati dalla conoscenza di esempi di Simon Vouet a Roma e, a Napoli, di Artemisia Gentileschi e di Massimo Stanzione in chiave di moderato ed elegante classicismo; nonché le aperture, nei primi anni Quaranta, verso soluzioni d’impreziosita resa pittorica, nei modi delle correnti del ‘neovenetismo’ in area mediterranea (con precisi riferimenti alla produzione di Giovan Benedetto Castiglione intorno al 1630) e l’approdo finale – dopo il 1645, che è l’anno segnato sulla tela del Museo di Capodimonte con l’Estasi di Santa Cecilia, unica opera datata finora nota di Cavallino, e nei rpimi anni Cinquanta – a composizioni di studiata e sostenuta eleganza formale e compositiva, di sontuosa intensità cromatica, per luci rischiarate e ombre colorate, d’intenerita resa sentimentale e di ricercata grazia espressiva. Una pittura colta per una committenza privata dai gusti aulici, raffinati e mondani, che, per taglio compositivo, gioco delle luci e delle ombre, disposizione dei personaggi rappresentati e impianto scenografico, da un lato sembra il risultato del trasferimento sulla tela della scena teatrale contemporanea e dall’atro sembra precorrere, per resa visiva e reazioni emotive, la coltivata sensibilità d’inizio Settecento e la contenuta espressività dei protagonisti del teatro antieroico e melodrammatico di Pietro Metastasio.

A più di venticinque anni dalla realizzazione della mostra di Clevleland e di Napoli, alla quale sono seguite altre rassegne antologiche sulla pittura a Napoli nel primo Seicento e in età barocca, Nicola Spinosa, proseguendo nei suoi studi sullo stesso argomento, torna a occuparsi di Bernardo Cavallino con un contributo monografico sul pittore, nel quale, attraverso una rilettura della sua produzione, le cui conoscenze si sono intanto ulteriormente estese e accresciute, grazie ad altre aggiunte, al catalogo della sua opera nota, di numerosi dipinti identificati in varie raccolte private italiane e straniere o comparsi, in anni recenti, in occasioni di vendite all’incanto o sul mercato antiquario internazionale.

Il contributo di Nicola Spinosa su Bernardo Cavallino, con un saggio sul pittore e le sue relazioni con l’ambiente circostante, dagli anni della formazione giovanile in area naturalista, a contatto con Jusepe de Ribera, il Maestro dell’Annuncio ai pastori e Aniello Falcone, al tempo della piena e avanzata maturità, con riflessi delle tendenze di alcuni francesi a Roma (da Simone Vouet a Nicolas Poussin), seguito da schede critiche delle sue opere, indicative delle diverse e successive fasi della sua attività, si estende, inoltre, anche all’esame della produzione di alcuni pittori che, da Andrea Vaccaro ad Antonio De Bellis, attivi a Napoli negli stessi anni di Cavallino, ne avvertirono, ne accolsero o ne rielaborarono orientamenti estetici e scelte stilistiche, al punto da essere talvolta anche confusi con lui.

All’esame della produzione pittorica di Cavallino e degli altri esponenti della presunta ‘cerchia’ cavalliniana condotto da Nicola Spinosa, il volume si avvale anche di un contributo critico sulla loro produzione grafica, affidato a Cristiana Romalli, nota studiosa del disegno italiano soprattutto in età barocca.