Carlo Pietrangeli
Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma
Edizione riservata per la Cassa di Risparmio di Narni
Pagine: 400
Illustrazioni: 20 a colori (applicate) – 400 in b/n
Rilegatura: cartonato con cofanetto
ISBN: …
Disponibilità: esaurito
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Prima della pubblicazione del presente volume, la storia di Orticoli e del territorio circostante dal Medioevo fino all’età moderna era ancora tutta da scrivere. Come ha potuto precisare Carlo Pietrangeli, l’impresa era resa particolarmente ardua a causa delle scarsissime notizie riportate da sporadiche fonti, la maggior parte delle quali, peraltro, inesatte. Quali occorrenze esemplificative dell’imprecisione storico-critica relativa allo svolgimento effettivo di alcuni accadimenti del passato, l’autore cita la non documentata distruzione della città ad opera di Agilulfo nel 601, la cattura di Arnaldo da Brescia nel 1155 (avvenuta al contrario a San Quirico d’Orcia), l’infeudazione del territorio a G.B. Savelli (che non ebbe mai luogo) e altri episodi sedimentati nella letteratura odeporica ma invero non suffragati da documenti e fonti attendibili. Pietrangeli, inoltre, ha dovuto attingere principalmente alle fonti moderne. Sul luogo, infatti, non esistono documenti anteriori al Cinquecento: tutte le pergamene citate dalla letteratura non sono state reperite. Sono sopravvissuti solo alcuni piccoli nuclei di carte archivistiche, conservati sia in Municipio sia nella Collegiata: presso il Municipio sono raccolte alcune serie di deliberazioni consiliari e atti amministrativi dal Cinquecento in poi, i più antichi dei quali, tuttavia, illeggibili a causa dei danni procurati dall’incuria; pochi atti si conservano presso la Collegiata (Libri di stati civili; Deliberazioni del Capitolo, ecc.).
Alcune minute di documenti pontifici sono invece custodite presso l’Archivio Segreto Vaticano, attestazioni documentarie delle quali Pietrangeli si è largamente servito; altrettanto può dirsi a proposito del Fondo del Buon Governo conservato nell’Archivio di Stato di Roma e relativo ad atti dal Seicento al principio dell’Ottocento. Sul posto, invece, non si è trovata traccia neanche di una copia degli Statuti, di cui esistono due sole trascrizioni manoscritte nella Biblioteca del Senato e nell’Archivio di Stato di Roma.
Le opere d’arte antica di Otricoli, invece, sono distribuite localmente in piccole raccolte nel Municipio, nella Collegiata e in vari luoghi del paese (specialmente nella Villa Floridi Basilj e nella Villa Polimanti, poi Terzi). Al di fuori di Otricoli, il fondo più importante si trova ai Musei Vaticani; successivamente le antichità otricolane hanno seguito la sorte della competenza territoriale archeologica della Regione umbra, dispersione che ha attestato l’opportunità dell’istituzione di una Soprintendenza Archeologica a Perugia.
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, pertanto, l’ente promotore della presente pubblicazione e l’autore hanno inteso ravvivare l’interesse per le antiche memorie del più meridionale dei centri umbri, al fine di portare alla valorizzazione dell’area archeologica, alla creazione di un piccolo Antiquario nella chiesa di San Salvatore e al ripristino dell’Archivio Storico Comunale.