a cura di Francesco Petrucci
detto Ferdinando de’ Ritratti
Pagine: 390
Illustrazioni: 90 a colori – 400 in b/n
Rilegatura: cartonato
ISBN: 88-7003-039-3
Disponibilità: esaurito
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Jacob Ferdinand Voet detto monsù Ferdinando o Ferdinando de’ ritratti (Anversa 1639 – Parigi 1689), è stato per eccellenza il ritrattista alla moda della Roma tardo-barocca, tra il pontificato Rospigliosi e gli inizi del pontificato Odescalchi, affermandosi poi come specialista di spicco nell’Europa del Grand Siécle per la sua produzione internazionale. Soltanto gli studi più recenti hanno restituito dignità al pittore, la cui personalità è stata spesso confusa con quelle di Pierre Mignard, Carlo Maratti, Giovanni Maria Morandi e del Baciccio, suoi rivali romani nel genere. Nel 1669 Voet entra nelle grazie di Cristina di Svezia, che gli affida la pubblicazione in repliche e varianti della sua immagine ufficiale, incisa e oggetto di numerose copie. Ferdinand comunque si distingue anche per capacità diplomatica e abilità nel conquistare i favori di nuovi committenti, riuscendo ad intessere proficui rapporti professionali con tutte le famiglie della nobiltà romana: dai Chigi, ai Borghese, dai Pamphilj ai Colonna, dai Rospigliosi agli Altieri, fino agli Odescalchi, Carpegna, Sacchetti, dal Pozzo. Tra i suoi massimi suoi mecenati, con commissioni protrattesi durante tutto il periodo romano, sono certamente i Chigi. Maria Mancini e il marito, il principe Lorenzo Onofrio Colonna che posano spesso per il Voet, di cui sono grandi committenti. È a Roma infatti che Voet mette in posa, più volte tra il 1669 ed il 1672, anche la bellissima Ortensia Mancini, sorella di Maria. Le carte dell’archivio Rospigliosi c’informano su un’attività a servizio della casata pistoiese, di cui sopravvivono i ritratti del principe Giovan Battista, di Vincenzo, del cardinal Felice. La principessa Maria Camilla Pallavicini Rospigliosi risulta effigiata nella “galleria delle belle” di Ariccia probabilmente grazie ad un perduto prototipo già in casa Rospigliosi. Sebbene le incisioni stampate da Giangiacomo De Rossi in Effigies Nomina et Cognomina Cardinalium nunc viventium, derivate da ritratti cardinalizi del Voet ammontino a quattordici, molti ritratti emersi, nel tempo, non sono incisi, dimostrando quindi una produzione quantitativamente superiore nell’iconografia ecclesiastica. Ben presto Voet ottiene anche una posizione d’assoluta preminenza nel ritratto-souvenir dei “milordi” in vacanza culturale a Roma, per il loro Grand Tour d’Italie, come dimostrano i numerosi ritratti di nobili inglesi e scozzesi, spesso in veste da camera, inaugurando una nuova moda e in concorrenza e contrapposizione al Maratti, che li raffigura “in abito pittoresco all’antica”. La fama del pittore viene favorita dalla creazione delle “Gallerie delle Belle”, cioè le raccolte di volti delle più fascinose dame romane: dalla serie nata per i Chigi nel 1672 e ispirata dalle sorelle Mancini, a quelle prodotte, replicando, integrando o variando gli originali, per i Colonna, i Savoia, i Massimo e altre celebri casate italiane. Voet fissa anche l’immagine ufficiale del pontefice di casa Odescalchi, il rigorista Innocenzo XI. Il pittore entra nelle grazie del nipote del papa, don Livio Odescalchi e oltre alla commissione del suo ritratto, di cui sono note varie repliche, ottiene anche numerose incarichi che ha modo di espletare tra Como e Milano. È probabile che durante il periodo romano Voet si sposti varie volte per la penisola, forse a Genova, certo a Firenze, Modena e Parma. Una serie di lettere dell’archivio Odescalchi rese note da Marco Pizzo permettono di seguire il soggiorno lombardo, protrattosi per circa un anno, nel 1680. Dalla corrispondenza di Francesco Maria Della Porta con Livio Odescalchi, risulta che Voet viene convocato anche da Carlo II re di Spagna, per eseguire ritratti della corte. Un breve viaggio deve aver avuto luogo tra il febbraio e i primi di maggio del 1680 o nell’inverno tra il 1680 e il 1681. Tra il 1682 e il 1684 il pittore si stabilisce in Piemonte ove lavora per i Savoia e l’aristocrazia sabauda. Voet vive l’ultima parte della sua vita in Francia, eseguendo numerosi ritratti dei nobili personaggi della corte: dal Marchese di Louvois, primo ministro di Luigi XIV, a Monsieur fratello del re, ad altri importanti ministri. Sappiamo che a Parigi diviene “pittore di Sua Maestà Cristianissima”, ma la sua carriera in ascesa è improvvisamente interrotta dalla morte, sopraggiunta nella sua casa di quai de Guénégaud presso il Pont Neuf il 26 settembre 1689.